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«Lo stato di accentuato deperimento in cui si trova l’organo della Basilica di S. Giustina in Padova, richiede con urgenza un radicale restauro che preveda tutte le necessarie modifiche e aggiunte nella parte tecnica, meccanica e fonica in modo da rendere lo strumento perfettamente funzionante e nel contempo adeguato alle esigenze liturgiche ed artistiche» (d. Pio Nocilli, osb, 1973)

Quando nel 1928-1931 Anibale Pugina progettò il nuovo strumento della Basilica, molto più grande dei tre precedenti (a tre manuali e pedaliera), non pensò di tornare alla fonica dell’ultimo Callido, con Principali rotondi e l’equilibrata chiarezza che ne derivava dalla tradizione. Ha preferito piuttosto, secondo il gusto proprio dell’epoca, costruire uno strumento chiaramente romantico con preponderanza per i registri di fondi di 16 e 8’ che, però, alterava un po’ la chiarezza generale dello strumento. Pur tuttavia, lo strumento del Pugina sembra essere orientato verso le disposizioni finali del Congresso di Torino del 1905 e del 1928, le quali affermarono:

«Nell’organo italiano moderno si ammetta tutto ciò che nel progresso dell’arte organaria è riconosciuto bello e buono e che si possa armonizzare con la nostra specialità, il Ripieno al modo italiano, gloria che noi dobbiamo conservare» (“Bollettino Ceciliano” 1928, pp. 129, 151).

La stessa Adunanza Organistica Italiana del luglio 1930, proponeva le medesime considerazioni:

«È necessario conservare il carattere tradizionale all’organo italiano (Principali e Ripieno) […]; conservare e sviluppare i registri antichi a carattere strumentale (Flauti, Ance, Voce umana), fino a raggiungere un tutto organico corrispondente al concetto universale di organo […]; sia mantenuta la caratteristica fonica di ogni tastiera; nell’insieme domini il Ripieno, fondendosi con tutto ciò che di buono offre la fonica moderna» (“Bollettino Ceciliano” 1930, p. 157).

Quando, all’inizio degli anni 70’ del Novecento e quindi quarant’anni dopo l’ultimo intervento ampliativo del Pugina, si è ritenuto necessario portare avanti un nuovo progetto di restauro e ampliamento dell’organo maggiore, si decise di unire la tradizione organaria italiana con uno sguardo al repertorio moderno. Prima di tale importante intervento, l’organista titolare della Basilica così volle identificarlo:
«Il nuovo strumento […] non sarà, quindi, un ritorno all’organo barocco, ma una sintesi armonica fra il barocco, lo strumento dal suono trasparente, morbido, dolce e dal colore splendente, e il romantico, lo strumento dalle ricche possibilità coloristiche ed espressive.

L’organo, che sarà restaurato dalla Fabbrica Artigiana Organi di Michelotto Francesco (Albignasego, Padova), valente per simili restauri in quanto si riallaccia all’arte organaria callidiana sia per la tecnica che per le sonorità timbriche, sarà dotato di un complesso che è un gioiello di perfezione» (Pio Nocilli, dalla Presentazione, p. 45, Padova 1973).

L’intendimento del maestro Nocilli, valente organista e insegnante di organo in vari conservatori italiani, è stata quella appunto di conservare la tradizione organaria italiana con uno spiccato senso romantico, già peraltro iniziato col progetto Pugina degli anni ’30. Ne risulta uno strumento a quattro manuali e pedaliera a trasmissione elettrica, con consolle indipendente e spostabile di 61 tasti a tastiera (5 ottave intere do1-do5), Pedaliera concavo radiale di 32 tasti, 6 aggiustabili:

DISPOSIZIONE FONICA ORGANO PUGINA-MICHELOTTO

I – Organo Positivo (aperto)

Principale 8’
Ottava 4’
Decimaquinta 2’
Decimanona 1 1/3′
Ripieno 3 file
Bordone 8′
Flauto 4′
Sesquialtera 2 file
Tromba 8′

II – Grand’Organo

Principale 16’
Principale 8’
Ottava 4′
Duodecima 2 2/3′
Decimaquinta 2′
Decimanona 1 1/3′
Ripieno grave 3 file
Ripieno acuto 4 file
Cimbalo 2 file
Flauto 8′
Dulciana 8′
Flauto 4′
Cornetto 4 file
Tromba a squillo 8′
Cromorno 8′
Voce umana 8′

III – Organo Espressivo

Bordone 16’
Principale 8’
Ottava 4′
Decimaquinta 2′
Ripieno 4 file
Bordone 8′
Corno di camoscio 4′
Nazardo 2 2/3′
Flautino 2′
Decimino 1 3/5′
Clarinetto 8′
Concerto di viole 3 file
Tremolo

IV – Solo Espressivo (Corale)

Eufonio 8’
Gamba 8’
Fugara 4′
Flauto traverso 4′
Ottavino 2′
XV 2′
XIX 1 1/3′
XXII 1′
Pienino 2 file
Oboe 8′
Voce celeste 8′
Arpa 8′
Campane 8′
Tremolo

Pedale

Contrabbasso 16’
Subbasso 16′
Violone 16′
Basso 8′
Cello 8′
Bordone 8′
Quinta 5 1/3′
Ottava 4′
Ripieno 6 file
Bombarda 16′
Tromba 8′
Clarone 4′
Campane 8′
Pedale in Abside
Bordone 16′
Bordone 8′
Flauto 4′

Se dovessimo confrontare lo strumento Pugina con quello Michelotto, vedremo che la caratteristica principale è stata quella di conservare del tutto il materiale fonico del primo inglobandolo nel secondo, pur correggendo qualche anomalia tecnica. Nello stesso tempo si decise di conservare il piano organario posto dietro alla grande Pala del Veronese, dietro il presbiterio, che ora occuperò gran parte del Grand’Organo e dell’Organo Positivo aperto. La giustificazione di tale scelta la spiegò ancora l’organista titolare dell’epoca:

«Ma un tale complesso sonoro non potrebbe rendere la sua grandiosa potenza e svariata ricchezza timbrica, se ci si limitasse ad incassare nelle sole due cantorie (in cornu Evangelii e in cornu Epistolae) una simile massa di registri; anche perché il suono, necessariamente indiretto perché sprigionantesi lateralmente, giungerebbe poco nitido nella immensa Basilica. Di qui la necessità di installare nelle cantorie laterali soltanto il terzo e quarto organo, riservando invece il catino del coro al Positivo e, soprattutto, al Grand’Organo che racchiude le sonorità più ampie, in modo che possa effondere le sue abbondanti voci senza alcun ostacolo alla loro argentina chiarezza. Tale ubicazione è possibile grazie alla immensa spaziosità del catino, e alla provvidenziale facilità di lasciar le canne del tutto nascoste dietro la cornice superiore della pala del Veronese. In tal modo, anziché intralciarsi, i quattro corpi d’organo potranno distintamente cantare in un mirabile assieme stereofonico, potenziato ed armonizzato dalla eccezionale acustica della Chiesa» (Pio Nocilli, dalla Presentazione, p. 55, Padova 1973).

Altri cinquant’anni sono passati e l’organo Pugina-Michelotto della Basilica abbisogna nuovamente di importanti lavori di restauro conservativo. Infatti, l’utilizzo costante dello strumento e il logorio del tempo nell’impianto elettromeccanico, rendono necessari dei lavori di messa in sicurezza generale, per il miglioramento elettrico della trasmissione e per un adeguamento alle nuove tecnologie in ambito organario. Inoltre, il Monastero si sta attivando per accordi con enti pubblici e associazioni locali (importante è quello stipulato con il Centro Organistico Padovano), al fine di rendere l’organo fruibile per attività concertistica e di studio.

Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per dare nuova vita allo strumento maggiore della Basilica di Santa Giustina. Si possono trovare tutte le informazioni nella pagina dedicata “Sostienici” di questo sito. Grazie a quanti vorranno credere in questo progetto.

Fotografia con il Drone @ di Pier Paolo Bovo (tutti i diritti riservati)

e Ditta Michelotto Francesco di Michelotto Daniele

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